C’è una convinzione che circola nel mondo della moda e che suona forte come un mantra: se non si ha nulla dentro di sé, non si potrà mai tirare fuori nulla. Proprio come un vaso: occorre riempirlo prima di potervi attingere.
Che il proprio ruolo sia quello di creativo, di consulente, di giornalista o qualsiasi altro ruolo si abbia nella moda, è necessario essere ricchi di riferimenti ed aprirsi al mondo, vivere col cuore aperto, assorbire stimoli da qualunque parte essi arrivino. E’ necessario incamerare, imparare, essere curiosi. Cuore, testa e pori ricettivi, ecco cosa occorre. E non ci si può certo limitare alla moda: gli stimoli devono venire da tutto il mondo a disposizione, dall’arte, dalla musica, dal teatro, dal cinema, dalla storia, dalla geografia anche umana, dalla strada. Da un piatto mangiato o da una fotografia ammirata. Perché non si sa mai se quello che riceviamo oggi possa dar luogo, domani o tra un mese o tra un anno, ad una nuova ispirazione.
Di sicuro questo mantra appartiene profondamente a Vincent Billeci, giovane designer che si sta affacciando sullo scenario della moda. Vincent, classe 1988, è siciliano e ha studiato design della moda all’Accademia di Belle Arti di Palermo, dove vive e lavora: l’influenza della sua città, bella e controversa, e della sua terra si ritrovano appieno nel suo lavoro. Nelle collezioni di Vincent si respira tutta la bellezza, i colori, la storia e perfino i profumi ed un tocco di religiosità della sua bella isola, il tutto reinterpretato con un occhio cosmopolita ed abituato a viaggiare, viaggiare su sogni ed immaginari, contemporanei, passati e perfino futuri. I riferimenti a Vincent non mancano, tutt’altro.
Ma chi si aspetta da lui uno stile barocco o rococò rimarrà sorpreso: il barocco di Vincent è modernizzato, oseremmo dire ripulito fino a diventare quasi minimalista. Quel minimalismo, però, ricco di significato, non fine a sé stesso o privo di idee.
Gli abiti con la gonna a corolla si aprono come fiori inattesi sull’asfalto. Il punto vita è alto. Le lunghezze sfiorano terra o si fermano appena sopra il ginocchio oppure, elegantissime, giocano ad accarezzare il polpaccio: impossibile non trovare la lunghezza più adatta a valorizzare il fisico di ogni donna. Sono molto interessanti anche le gonne a micro pieghe longitudinali, anche queste giocate su diverse lunghezze, e declinate anche in modelli asimmetrici.
Niente stampe o fantasie per Vincent e la cartella colori della collezione si posiziona su tinte come il bianco, il grigio ghiaccio, il nero ed una delicatissima tonalità di azzurro. Vi aspettavate colori più sgargianti? Noi abbiamo immaginato che questi, in realtà, sono proprio i colori percepibili nell’ora più calda, quando il sole è talmente forte da togliere vigore alle tinte più violente. Come materiali ci sono cotoni freschissimi e certi dettagli come le baschine ondulate, i top ed i boleri piccoli e femminili raccontano di un ritorno ad una grande sapienza sartoriale.
Il rigore dei tagli basic è bilanciato in modo divertente da un accessorio che completa la collezione e che è destinato a diventarne un simbolo: la Silver Cow Bag, una clutch proposta in tre colori col dettaglio di una mucca in argento puro. Anche in questo caso il riferimento è colto e tradizionale, ovvero si fa riferimento agli ex-voto, ma viene reinterpretato come dettaglio ironico e divertente.
Una collezione rigorosa ed al tempo stesso fresca, tradizionale ed al tempo stesso straordinariamente contemporanea: Vincent ama le donne e si vede e rende loro omaggio con una collezione femminile, ma né leziosa né volgare. A dimostrazione che si può ed a dimostrazione che chi sa e conosce può donare ciò che ha appreso.
di E. Pirre’
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