The Small Utopia. Ars Multiplicata

La mostra “The Small Utopia. Ars Multiplicata”, a cura di Germano Celant, è presentata dalla Fondazione Prada nella sede di Ca’ Corner della Regina a Venezia.
Il titolo fa riferimento al desiderio, nato all’inizio del Novecento e proseguito fino agli anni Settanta, di ampliare
la diffusione dell’arte nella società, attraverso la moltiplicazione dell’oggetto, sperimentandone le inedite fruizioni estetiche e sociali.
Al piano terreno e nel primo ammezzato, il percorso espositivo si addentra nei diversi linguaggi in cui si dissolvono i confini dell’opera, dai libri d’artista alle riviste, dal cinema sperimentale alla radio. Questi territori specifici si articolano in varie sezioni suddivise per sale: tre dedicate ai libri e alle riviste; una relativa alla storia del cinema sperimentale; una alle incursioni nei campi della performance vocale, del suono registrato e della radio; una interamente dedicata ai dischi d’artista a partire tra gli anni Cinquanta e Settanta.
Il corpo centrale della mostra, allestito nel piano nobile e nel secondo piano ammezzato, ripercorre con oltre seicento tra oggetti di design, ceramiche, vetri, tessuti, giocattoli, edizioni di originali e di multipli d’artista, la trasformazione dell’idea dell’unicità nell’arte, e la sua percezione. Un’avventura contrassegnata all’affermarsi di nuove realtà tecnologiche a cui hanno partecipato tutti i principali movimenti e scuole, dal Futurismo italiano al Costruttivismo russo e al Bauhaus, dal Neoplasticismo al Surrealismo, per approdare, attraverso le pratiche dei Nouveaux Réalistes e della Optical Art, alla grande esplosione di ars multiplicata indotta dalla Pop Art, promotrice di un vero “supermarket” dell’oggetto artistico.
Considerata la complessa articolazione di “The Small Utopia”, la sua ampiezza temporale e la vastità tematica affrontata, la Fondazione Prada ha affidato l’approfondimento di alcuni territori specifici alla preziosa collaborazione di musei internazionali e esperti curatori specialisti, come già avvenuto a Ca’ Corner nel 2011.
In particolare, al Museum of Modern Art di New York è affidata la cura e la documentazione di Fluxus con opere  provenienti dalla Gilbert and Lila Silverman Fluxus Collection donate al Museo nel 2008, mentre alla collaborazione con il Research Center for Artist’s Publications del Museo Weserburg di Brema e alla sua direttrice Anne Thurmann-Jajes, si deve la sezione dedicata ai libri e alle riviste d’artista come paradigma della interazione artistica negli anni Sessanta nelle nuove forme d’arte.
Tra i diversi linguaggi, Antonio Somaini cura, con la collaborazione di Marie Rebecchi, due sale dedicate alla storia del cinema sperimentale e alle incursioni degli artisti nei campi della performance vocale, del suono registrato e della radio, mentre alla competenza di Guy Schraenen si deve l’accurata sezione interamente dedicata ai dischi in vinile dal 1959 al 1975.
In occasione del cinquantenario del primo Festival Fluxus in Europa (1962), Gianni Emilio Simonetti curerà la programmazione di performances e concerti Fluxus ripetuti con cadenza periodica a partire da settembre.

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