Per mano dentro il Palazzo Chiablese di Torino, antica dimora signorile, alla scoperta di una femminilità e di un erotismo per la vita che solo una donna come Tamara de Lempicka avrebbe potuto farmi respirare. 80 opere organizzate in un percorso tematico articolato in sette sezioni mi ha portato con la mente e con il cuore verso l’esplorazione dei suoi luoghi fisici e mentali, dal 1916 al 1980, dall’Europa all’America.
E come durante uno spettacolo teatrale, sale sul palcoscenico la “Ragazza in verde”, puro erotismo artificiale, una seduzione velata, questo il biglietto da visita alla mostra, questo il plauso iniziale a tendone aperto. La mostra prosegue. La natura morta, la figlia Kizette, la pittura “devozionale”, il rapporto con la moda, fino ad arrivare al nudo. E che nudo. Un nudo ipnotico, fatto di respiri, pelle di porcellana, e orgoglio femminile. Un viaggio sensoriale, accattivante, penetrante e senza dubbio suggestivo. Un viaggio in cui muoversi e fermarsi: aprire bene gli occhi e notare le trasformazioni nel tempo delle linee, dei colori e dei gesti. E anche io pian piano cambio, il mio sguardo la insegue.
Eleganza, trasgressione, indipendenza, femminilità, modernità: il sacro e il profano, il fuori dagli schemi, la bellezza mistica, la sensualità e l’erotismo delicato. Sono pennellate che trascinano emozioni inserite in cornici originali, appartenenti all’artista, una diversa dall’altra, per materiali e dimensioni: oro, bronzo, legno, argento; così come diversa è la sua eclettica iridescenza.
La sua vita bohémienne parigina dell’epoca mi arriva in tutto il suo splendore, in tutta la sua carica, in tutta la sua verità: «un essere infelice, tormentato, senza patria, senza casa…» così si definì in una vecchia lettera. Una donna libera, una elegante dama dell’Art Decò che chiude questo percorso con una frase: «I live life in the margins of society, and the rules of normal society don’t apply to those who live on the fringe».
Di Erika Fabiano
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