Lei è Chiara, Chiara Guenzi, 165 centimentri, occhi azzurri vispi e attenti, capelli biondi “d’accarezzare” (cit. Lucio Battisti), fronte alta e naso aristocratico; di quelli dritti che puntano dritto dritto all’avversario. Un sorriso speziato, e un amore che le evapora dalla pelle. Se le aggiungiamo un cappello da Chef, diventa una stangona: 195cm. Ma Chiara non ne ha bisogno: ci piace così, piccola e appassionatamente grande.
Domenica 24 novembre sono stata invitata ad un Social Eating in Cascina Zelata, vicino Bereguardo, località, per l’appunto, Zelata. Uno spazio senza confine, di ruvida familiarità e solitaria tranquillità. Indietro la sedia di legno, gambe sotto la lunga tavolata, sguardo alla tovaglia rossa. Rosso. Popiah. Punto Rosso, così i singaporiani chiamano Singapore. Ebbene, benvenuta Erika, ora inizia il tuo viaggio. E così ho superato distanze dall’eco lontanissimo, ho pizzicato con due dita il mio sguardo e l’ho tirato fino al suo limite, fino a farlo stiracchiare a chilometri e chilometri di distanza. In Asia. Laddove tutto diventa lento. Laddove tutto diventa carismatico. Emozioni asiatiche. È il menu di Chiara Guenzi.
Chao Thom – canna da zucchero abbracciata da surimi di gamberi -che Chiara ha imparato a cucinare nei vicoli di Hanoi da un cuoco che giurava fossero i preferiti da Ho Chi Min (Sssshhh è stato il Presidente del Vietnam nel 1945).
Curry Verde Thai la prima ricetta che Chiara ha imparato da Ruqxana, ora sua maestra ora sua grande amica. Suo primo amore. E ora anche il mio. Le classiche spezie indiane che s’innalzano grazie al Coriandolo, il Lemongrass, il Kaffir Lime e il Chili Padi e che tutte insieme rubano la scena a verdure d’ogni tipo. Ho portato la forchetta alle labbra e ho chiuso gli occhi. Stavo gustando una cultura. Stavo sentendone gli odori e i sapori. Sentivo le urla dei mercati, lo strisciare dei Mojaris indossati dalle donne nei vicoli. Io non ero lì in Cascina Zelata, io ero ovunque. Amore a prima vista, sì. Ha ragione Chiara. Le spezie hanno anche sedotto un pollo, ma non ditelo a me, perché sono vegetariana, e nel mio piatto non c’era.
E per finire “Cha no yu” e Matcha. Acqua calda per il té e Matcha.Tè verde giapponese robusto e fermo, sublimato dalla dolcezza della vaniglia. Un dessert che ci ha fatto sentire tutti amici, che ha rilassato le mie spalle, facendole appoggiare soavemente alla spalliera della sedia, e che ha dialogato con il mio cuore facendolo sorridere.
Toque Blanche et les plats sont faits, Chiara.
Una piccola grande Chef che ha toccato il mio palato, e il mio karma. I suoi anni trascorsi in Asia, i tanti cuochi di talento incontrati, i profumi e i colori di una cucina dalle antiche origini l’ha portata a creare tutto questo. 5 sensi e 5 piatti, in un unico giorno. Ecco perché “emozioni asiatiche”. Grazie Chiara.
Io fossi in voi le chiederei di disegnare un’altra emozione: www.chiaraskitchen.com
di Erika Fabiano
Giulia
Sei sempre la migliore scrittrice di sogni che io conosca. Brava Erika. Lo passo da me. Ti aspetto al Taste.
Laura
Erika è la migliore. Bellissimo pezzo.
Alessandra Casnaghi
Molto molto interessante, molto molto invogliante ! Brava !!!
Erika
Grazie Alessandra.