Lamezia T. 26 luglio 2012,
Ritorna il Magna Graecia Teatro Festival nel suggestivo ed affascinante scenario delle imponenti vestigia dell’Abbazia Benedettina di S. Eufemia Vetere a Lamezia Terme.
Battesimo d’autore con il grande cantante ed attore napoletano Peppe Barra che per oltre un’ora ha intrattenuto il numerosissimo pubblico, oltre 700 presenze, con il suo spettacolo “Canti e Racconti” che lo ha visto nella duplice veste di attore e regista.
Barra è stato affiancato dall’attore Salvatore Esposito e dalle musiche eseguite dal vivo da un quintetto formato da Paolo Del Vecchio, Ivan Lacagnina, Luca Urciuolo, Sasà Pelosi e Max Sacchi.
Si spengono le luci e Barra recita una lirica, tratta da I Carmina Burana, come omaggio a questo luogo che trasuda storia e misticismo. Il tutto illuminato da un piccolo spicchio di luna.
Inizia il magico viaggio nell’antica Napoli delle favole, della poesia e della canzone partendo da “Lu Cunto de li cunti” di Giovambattista Basile, edito nel sec. XVII, opera composta da 50 fiabe in lingua napoletana dedicata ai “peccerille” (ai bambini). Tradotto in italiano da Benedetto Croce può considerarsi come il padre delle moderne favole. In quell’antico testo i personaggi ci sono tutti: principi, maghi, streghe, re e regine… Barra racconta, alternando parole dell’antico vernacolo napoletano, la storia di due brutte vecchie sorelle che come ogni fiaba che si rispetti ha un finale a sorpresa positivo con la sconfitta dei cattivi ed una morale tutta popolare ma sempre attuale e valida in ogni tempo dal 600’ ad oggi.
E’ uno spettacolo che ripercorre il suo iter artistico con un accento, quasi malinconico, agli anni della fondazione della Nuova Compagnia di Canto Popolare, insieme al maestro Roberto De Simone.
Barra è figlio d’arte e molto spesso ricorda la figura di sua madre Concetta, attrice e cantante che iniziò la carriera nei difficili anni del secondo conflitto mondiale lavorando al fianco di Totò, Fabrizi, Sordi ed Eduardo de Filippo. Commosso recita una canzone che proprio Eduardo amava ascoltare dalla voce di Concetta, la struggente “Uocchie ch’Arragiunate”.
Chiude la kermesse con la nota e popolare “Tammurriata Nera”, reinterpretata dallo stesso Barra, che va oltre l’aspetto comico del testo ponendo l’attenzione sulla tragicità dell’evento storico in cui fu scritta, sulla violenza fisica e morale perpetrata alle donne del sud alla fine della guerra.
Il pubblico si alza in piedi e rende omaggio al maestro che saluta con l’augurio che in tempi oscuri come quelli che stiamo vivendo la cultura, soprattutto quella del sud, possa essere una spada di luce per sconfiggere questo odioso male.
di A. Raffaele
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