Siamo tornati alla Galleria Art&Co per conoscere stavolta una pittrice ed il suo mondo: Luciana Gallo.
Luciana manifesta fin da piccola due grandi passioni: la danza ed il disegno. Inizia a dipingere che è una bambina, attorno agli 8 – 9 anni, poi frequenta la scuola del Teatro alla Scala ed il liceo artistico. Completa i suoi studi alla Marangoni ed all’Accademia di Belle Arti di Brera.
La danza diventa la sua professione. Lavora in teatro e in televisione, partecipa a spettacoli per la Rai e per le reti Fininvest. Non abbandona mai disegno e pittura e nel 1986 realizza la sua prima mostra personale, esponendo una serie di nudi femminili.
Nei primi anni ’90 si trasferisce a Miami dove lavora nel campo televisivo. Al rientro in Italia, abbandonato definitivamente lo spettacolo, si dedica alla pittura. Dal 2000, quando espone a Parigi, il suo percorso nella pittura non conosce soste: le mostre si alternano a riconoscimenti prestigiosi ed internazionali e le sue opere sono sempre più spesso pubblicate in cataloghi, riviste, libri. Oggi Luciana vive e lavora a Milano dove ha anche fondato un’associazione culturale, L’Artelier, che ha come scopo quello di promuovere il suo amore per l’arte.
Incontrata di persona, Luciana colpisce immediatamente per la sua fisicità e per le sue doti umane: è una bella donna, alta, mora, longilinea e ha uno sguardo vivace ed un modo di fare caloroso, accogliente, sereno. Un impatto molto forte e pieno di umanità. Anche le sue opere ci colpiscono: l’elemento fondamentale e ricorrente sono le pecore. Pecore, sì, ma non dipinte: piccole pecore tridimensionali che invadono le opere e che formano greggi, file, gruppi. Ma perché proprio queste creature?
Tutto inizia quando Luciana, da bambina, inizia ad osservare questi animali, considerati stupidi da molte persone perché si affidano ciecamente al loro pastore: a Luciana, invece, le pecore appaiono in un modo totalmente diverso. “M’ispiravano tanta dolcezza e tanta tenerezza”, racconta sul suo sito, “tutte insieme a formare una grande macchia bianca, in cerca di quiete, all’ombra degli ulivi secolari, vicino a un torrente di acqua limpida, in una vasta area verde come in un mare, condotte e vegliate dal loro unico padre, il loro pastore”.
Luciana comincia cosi a raffigurarle cercando di suscitare negli altri la stessa dolcezza e la stessa armonia che ispirano a lei. Perché per Luciana “noi siamo le pecore e noi tutti siamo alla ricerca di un buon pastore, di colui che ci fa sentire sicure, di colui che ci protegge e che ci conduce nei verdi pascoli e ci fa riposare all’ombra di un ulivo vicino a un torrente di acqua fresca e limpida”.
Talvolta Luciana rappresenta anche la pecorella sola, smarrita, quella che guarda il suo gruppo da lontano. A chi non è mai capitato di sentirsi così, fosse anche solo per un giorno?
Secondo le parole dell’artista stessa, la poetica da rintracciare nella sua opera “è una sorta d’inno alle persone buone, che nell’abbandono e nella fiducia ritrovano l’essenza della loro stessa natura”. Ed ancora: “sopra ogni cosa, nella mia vita come nella mia pittura, c’è una ricerca spasmodica della verità, della giustizia, della bellezza dell’armonia e della spiritualità che avvolge ogni particella vivente”.
Non siamo critici d’arte e quindi preferiamo affidarci alle emozioni della serata, a quelle che ha suscitato in noi e nelle persone con le quali abbiamo piacevolmente chiacchierato. C’è chi vede nelle sue opere anime che seguono la loro (giusta) via. C’è chi legge un richiamo ad altri pittori “materici”. A noi Luciana piace perché il suo messaggio è positivo. Ci piace perché parla di emotività, di vissuto, di spiritualità, di energia.
In un’intervista rilasciata al critico d’arte e giornalista Paolo Manazza, riportata nella monografia appena pubblicata da Art&Co con Carlo Cambi Editore, Luciana dichiara che la sua pittura “è sostanzialmente più legata alla vita e al mio sentire che alla storia dell’arte”. E racconta anche di dipingere meglio quando è felice perché per lei la relazione fondamentale è quella tra pittura e gioia.
Abbiamo chiacchierato con Luciana e ci piace raccontare qualcosa che ci ha detto di sé. Ci ha raccontato di essere una credente. Ci ha detto che la sua pittura si è trasformata nel tempo ma che le pecore sono sempre rimaste una costante. Ci ha raccontato che lei ed il padre sono entrambi innamorati della Sardegna. A questo proposito ci ha anche svelato un piccolo segreto che non fa che rendercela ancora più simpatica: quando si trova in Sardegna e va fuori a correre al mattino, se le capita di incontrare un gregge, ama registrare il loro scampanellio per poi poterlo riascoltare.
Abbiamo parlato anche di un suo quadro dove comandano rosso e rosa (“il rosa è un rosso contenuto”, dichiara Luciana sempre nell’intervista con Manazza): un quadro di interruzione, di stacco violento, quasi un’esplosione, dove non ci sono pecore. Ed infine non rimaniamo stupiti quando ci conferma che uno dei riferimenti che ha nel campo della pittura è Alberto Burri, pittore sicuramente “materico”.
Ancora una volta Art&Co si rivela luogo straordinariamente fertile per lo sviluppo dell’arte contemporanea, dando spazio a questa mostra ed a quest’artista. Ci piace ricordare il progetto ArtevitA concentrato su artisti diversi per stile, formazione, tecniche ma che sono uniti dallo stesso amore per la vita, la bellezza e le capacità di uomini e natura e che quindi portano avanti un tipo d’arte che rende più vivi sia chi la realizza che chi ne gode. Luciana incarna alla perfezione la filosofia di questo progetto che amiamo perché di positività e ricerca di vita c’è tanto bisogno in tempi un po’ incerti come i nostri.
La mostra resterà aperta fino al 3 giugno in via Mecenate 103 a Milano: non perdetela.
Ringraziamo vivamente Art&Co ed in particolar modo i titolari Tiziano Giurin, Gerardo Giurin e Simone Viola. Ed anche tutti i loro collaboratori, tra cui Gabriella Antimi (Responsabile Collezionisti), Raffaella Matrone (Responsabile Telemarketing) e Pietro Dattis (Relazioni Esterne). Davvero un grande team.
E. Pirre’, Milano, Via Mecenate
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