La collezione donna primavera/estate 2013 Louis Vuitton gioca con la geometria: dall’alto di un’elegante scala mobile, discendono come colonne, coppie di figure dalle precise silhouette che attraversano in orizzontale e schematicamente la passerella per poi ritornare indietro sulle scale.
Ogni singolo look è un rettangolo perfetto interrotto orizzontalmente in tre livelli e con le maniche come unica deviazione dalla linea retta.
Marc Jacobs si è ispirato al lavoro dell’artista concettuale francese Daniel Buren (artista minimalista astratto – nato nel 1938 conosciuto per l’utilizzo di grandi linee regolari a contrasto che integrano l’opera visiva al circostante spazio architettonico, solitemente di edifici storici) e in particolare dalla sua opera “Les Deux Plateau”, la famosa serie di 260 colonne di 3 differenti altezze, disposte come in una griglia all’interno del cortile del Palais Royal a Parigi.
Nella prima sfilata donna senza motivo Monogram (su abiti e borse) nella storia di Louis Vuitton, è quindi il motivo Damier (scacco) a rimarcare la coerenza della collezione con i codici della Maison.
Creato nel 1888, e precedente al Monogram di 8 anni, il motivo Damier nasce con la classica tonalità a scacchi bicolore marrone e beige. Rilanciato nel 1996 e 10 anni dopo rinvigorito con le tonalità celesti e panna del Damier Azur, il Damier è parte integrante del storia di Louis Vuitton e nella collezione Primavera/Estate 2013 ritrova forza e vivacità con nuovi colori, materiali diversi e dimensioni scalari che donano chiaramente ad abiti e accessori una grafica netta.
Un’idea di dualità percorre l’intera collezione: i colori a contrasto dei quadrati, i tessuti che alternano materiali brillanti e opachi, presenza e assenza, nel caso degli abiti con i dettagli cut-out. La collezione presentata con coppie di modelle rinforza queste opposizioni.
Marc Jacobs è stato ispirato anche da due icone francesi degli anni 60 differenti tra loro, Françoise Hardy e Jane Birkin: la prima solita indossare abiti più coprenti, la seconda più solita svelarsi, ma entrambe sempre in abiti semplici e lunghi.
“Purezza e linearità delle forme sono accompagnate dalla passione e dal rigore nella cura dei dettagli. Migliaia di paillettes minuscole decorano gli abiti per ricreare superfici metalliche e fluide, mentre paillettes più grandi sono cucite a rilievo in precise griglie creando textures geometriche.
Ricami realizzati con il “tuffetage”, una tecnica rubata alla lavorazione di tappeti, su pelle e abiti creano un effetto ordinatamente sfrangiato, mentre piume applicate e delineate a mano creano precisi quadrati sui tessuti e ne ornano i bordi.” continua Marc Jacobs.
Realizzare un lavoro all’apparenza semplice richiede una precisione estrema. Ogni cucitura e ogni linea risultano critiche e ogni dettaglio acquista un’importanza architettonica e rigorosa, con le dimensione e le proporzioni esatte al millimetro. I quadrati del Damier corrispondono perfettamente alle cuciture di ogni singolo capo, i ricami e le superfici decorate combaciano e chiudono esattamente ogni griglia. La pelle è pressata per garantirne leggerezza e spessore unici.
Una disciplina lineare e geometrica è stata applicata anche alle borse e alle scarpe. Le borse Envelope (buste) e Flat (cartelle), sono accompagnate dall’iconico bauletto Speedy, ancora una volta reinventato e trasformato in forme squadrate e cubiche. Le scarpe dalle punte allungate sono decorate da un fiocco senza vezzi, ma con intenti geometrici, e presentano un tacco di metallo a parallelepipedo iper sottile.
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