Le Marchesine, una piccola azienda della Franciacorta, lunedì 7 luglio al Jazz Cafe di Corso Sempione a Milano, mi presenta Monsieur Brut e Madame Satèn per regalarmi un’emozione organolettica intensa e totalizzante.
Un salotto di conversazione, fatto di pochi eletti, e anche pochi bicchieri. Una simpatica cicerona di nome Martina, e un appassionato sommelier di nome Tommaso, entrambi dell’agenzia milanese Rossi&Bianchi, e 3 ospiti. Donne. Palato fino e occhi pieni di curiosità. Sotto il tavolo, tacco, e gambe accavallate in segno di ascolto e di estremo relax.
Tommaso ci racconta dell‘Azienda Agricola Le Marchesine. Questa piccola, ma innovativa realtà vinicola nata in una terra famosa in tutto il mondo: la Franciacorta. Una terra collinare vicino Brescia: 18 mila ettari le cui vigne hanno una resa massima di 95 quintali di uva a ettaro. Il Franciacorta, il primo vino italiano prodotto con il metodo della rifermentazione in bottiglia, ha ottenuto nel 1995 la Denominazione di Origine Controllata e Garantita.
La Franciacorta è animata da cantine storiche che producono diverse tipologie di vino: non millesimato, millesimato, Rosé, Satèn, Riserva. Accanto a questi colossi storici vi sono però anche i più piccoli autentici vignaioli che si guardano indietro, e godono dell’esperienza familiare, della tradizione artigianale producendo veri “capi sartoriali”. Bottiglie che sono gioielli dal gusto perenne, che sorprendono il palato e il cuore, in un modo ineccepibile. Come Le Marchesine.
Primo assaggio: il Franciacorta D.O.C.G. Brut. Selezionato da uve Chardonnay, Pinot bianco e Pinot nero, maturato in vasche d’acciaio inox. Facile da bere, brillante, estivo, con un perlage molto fine, e un sentore alquanto esotico. Il finale è un po’ acido, acciaioso, elegante nel suo essere pulito e tondo in bocca. Asciutto, secco, raffinato. Lo abbiniamo a del sushi con salsa guacamole. Eccezionale il matrimonio. Il mio pensiero inizia ad essere strutturato.
Secondo assaggio: il Franciacorta D.O.C.G. Satèn Millesimato. Selezionato da uve Chardonnay, fermentato in piccole botticelle di quercia di Allier. Luminoso, eccentrico, tremendamente morbido ed equilibrato. Entra in bocca satinato e ne esce un po’ salato. Lo sento nel naso, mi rimane nell’emozione organolettica. Il kiwi, il suo maggior sentore. Lo abbiniamo a del sushi con salsa Teriyaki. Non un matrimonio, ma una storia d’amore dolce, complessa, suadente, provocante.
Due nettari totalmente differenti, provenienti da vitigni siti a Padeno Franciacorta. Nettari che bene raccolgono la stessa energia e intensità di Bacco, figlio di Giove, Re di tutti gli Dei, e Semele, donna con il dono di sorridere sempre. Bacco che quando strizzò buffi frutti intorno a un gambo, ne vide uscire un liquido rosso, dello stesso vigore del sangue, ed ebbe l’impeto di sentire come se nell’uomo entrasse nuova vita. Sileno, suo grande maestro, gli diede così il nome di “vite”. Energia vitale, poesia imbottigliata, storia inebriata.
di Erika Fabiano
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