Il monastero ed il il privilegio del Principe

Una bella novità per il paese del Gattopardo, Palma di Montechiaro, l’apertura al pubblico della Chiesa del Monastero delle Benedettine, monache di clausura, per una mostra d’eccezione.

Nella chiesa del monastero, normalmente aperta nel mese di maggio per ospitare la statua della Madonna del Castello, sono esposti paramenti sacri di rara bellezza e pregio storico e paliotti di raffinata eleganza, testimoni dell’arte del ricamo di antica fattura.

Poi alcuni quadri di santi, fra i quali il San Benedetto silenzioso, che sembra invitare, col suo gesto di silenzio, al rispetto di un luogo di preghiera che emana serenità e pace in ogni modo, con la sua raccolta compostezza di piccola chiesa ma di grande storia, artistica e letteraria.

Tutto quanto nel monastero richiama ad una vita di santità: le spoglie mortali della venerabile Suor Maria Crocifissa della concezione, la “beata corbera” del romanzo “Il Gattopardo”, le reliquie di un gran numero di martiri della cristianità conservati al suo interno, le storie sulla lotta contro il diavolo della venerabile, dipinti dal pittore Provenzani ed esposti per la mostra, che affascinano e tengono il cuore stretto nell’emozione coloro che fin da piccoli hanno ascoltato di queste gesta per bocca delle proprie madri, devote a “matri crocifissa” (la venerabile Suor Maria Crocifissa della Concezione) senza il minimo dubbio o tentennamento.

E poi, ostensori, calici e altri argenti conservati con cura per secoli in un luogo che fino a qualche decennio fa era visitabile in rarissime occasioni, essendo luogo di clausura. Per anni ho guardato il monastero dall’esterno, sperando di potervi entrare per vedere da vicino le spoglie della Beata Corbèra e ammirare la bellezza decantata di quel luogo che le ha custodite per anni da chi aveva avuto il raro privilegio di visitarlo.

Fra tutti, il Principe di Salina che così viene immaginato visitasse il monastero  nel romanzo “Il Gattopardo”:  “Il monastero di Santo Spirito era soggetto ad una rigida regola di clausura e l‘ingresso ne era severamente vietato agli uomini. Appunto per questo il Principe era particolarmente lieto di visitarlo, perché per lui, discendente diretto della fondatrice, la esclusione non vigeva, e di questo suo privilegio, che divideva soltanto col Re di Napoli, era geloso e infantilmente fiero.” … “Gli piaceva l’aspetto delle suore con la loro larga bavetta di candidissimo lino” … “si edificava nel sentir raccontare per la ventesima volta dalla badessa gli ingenui miracoli della Beata, nel vedere com’essa gli additasse l’angolo del giardino malinconico dove la Santa Monaca aveva sospeso nell’aria un grosso sasso che il Demonio, innervosito dalla di lei austerità, le aveva scagliato addosso; si stupiva sempre vedendo incorniciate sulla parete di una cella le due lettere famose e indecifrabili, quella che la Beata Corbèra aveva scritto al diavolo per convertirlo al bene e la risposta che esprimeva, pare, il rammarico di non poter obbedirle;”.

Ecco perché la Prefettura di Agrigento ha scelto il Monastero come luogo di significativo pregio artistico della provincia di Agrigento per approntare la mostra: storia, arte e letteratura s’intrecciano e continuano a vivere nella bellezza dei luoghi, nell’attualità dei racconti leggendari che si tramandano oralmente, nella rielaborazione immaginaria ma verosimile descritta nel romanzo.

E così oggi, quel privilegio del Principe, è diventato di tutti e il superbo compiacimento nel gustarlo è un’emozione che chiunque, oggi, può apprezzare, recandosi a visitare il monastero.

di Isabella Cammalleri

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