“Il mare dove nascono i miti” all’Abbazia benedettina di Sant’Eufemia

Io sono stato qui, tra il Golfo di S. Eufemia e il Golfo di Squillace, in questa terra dove la Grecia diventa Magna Graecia, in questa terra che voi chiamate Calabria”. Queste le parole di esordio dello spettacolo “Il mare da dove nascono i miti”, scritto da Paolo Fallai, che debutta all’Abbazia Benedettina di Sant’Eufemia Lamezia, terzo appuntamento del Magna Graecia Teatro Festival 2012.

Entrano in scena l’eroe Ulisse, interpretato dall’attore romano Edoardo Siravo (che ha curato anche la regia), e la ninfa Nausicaa “dalle bianche braccia”, l’affascinante Vanessa Gravina.

Il titolo, davvero evocativo, è preso in prestito da una raccolta di articoli dedicati al sud di Giuseppe Berto.

Scheria (l’odierna Tiriolo), la terra dei Feaci e del re Alcinoo, insieme al mare di questa Calabria, così ricca di storia, fanno da cornice al suggestivo dialogo-battibecco tra Ulisse e Nausicaa, della serie “l’amore non è bello se non è litigarello”!

Un uomo ed una donna, e non due personaggi omerici, che danno voce a due mondi interiori contrapposti che trovano un punto di incontro nel delicato sentimento dell’amore.

Ulisse con la sua voglia di conoscenza, di andare oltre e di sfidare il destino, Nausicaa, che come tante donne,  ama incompresa donando tutta se stessa ma viene abbandonata. Stesso destino toccato ad altre donne della mitologia come Calipso, Didone, Cassandra.

Proprio quest’ultima, interpretata sempre dalla Gravina, da vita ad un monologo concitato e toccante.

Sul palcoscenico problemi, pathos ed incertezze che non conoscono tempo e luogo, sempre attuali. Le voci del passato ne sono una testimonianza ed i miti ne diventano gli emblemi.

Ulisse cerca di difendersi dalle domande di Nausicaa ricorrendo a citazioni letterarie di ogni tempo. Scendono in campo Dante, Il “De Rerum” di Lucrezio, Roberto Savinio, il pius Enea, Hemingway, Joyce, addirittura “Mobydick di Melville.

Il tutto accompagnato dalle musiche composte ed eseguite da Marco Melia, con Alessandra Aloisi alle percussioni, e dalle coreografie eseguite da Antonino Filardo.

Nausicaa dice addio ad Ulisse e lo fa attraverso i famosi versi della poesia “Itaca” di Konstantinos Kavafis, con cui gli svela il fine ultimo del suo viaggio, il senso della via: “Itaca ti ha dato il bel viaggio, senza di lei mai ti saresti messo sulla strada: che cos’altro ti aspetti? E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso. Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso gia` tu avrai capito cio` che Itaca vuole significare”.

Se poi Itaca sarà peggio di quanto ci si aspetti non ci è dato saperlo…unica certezza è che nel nostro viaggio ci siamo fermati a goderci uno spettacolo davvero delizioso!

Bis con divertente esibizione canora.

 

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