Pronta a prendere appunti. Fuori la penna, la matita e il temperino, ho lucidato la mela e sistemato gli occhiali. Che lo spettacolo ricominci e che sia il più bello del mondo. Al Teatro Franco Parenti di Milano dal 6 all’8 ottobre 2016 è tornata la 3a edizione del festival della creatività con il tema “No show, no business” dove cultura, formazione, networking, innovazione ed entertainment si sono fusi per diventare i pilastri della comunicazione. Oltre 120 speaker, oltre 70 eventi tra talk, lab e workshop, 3 giornate intere, 4 canali social dedicati per seguire l’evento, 1 piscina e centinaia di facce.
I master e i mini-master, i workshop professionali, i talk e i nuovi “IF! Learning Lunch”. I momenti di formazione e di ascolto sono stati tanti, ognuno con il suo background da passare di mano in mano. Di mente in mente. Momenti ricchi di parole per nulla scontate, modulabili su qualunque pubblico (giovane o meno giovane in termini di esperienza).
E se i momenti di formazione sono stati tanti, gli incontri lo sono stati ancora di più. Facce amiche, conosciute o quasi sconosciute, o fino a ieri solo facce di foto profilo di Facebook. Parole scambiate tra creativi navigati e piccoli “creatofili”, occhi pieni e cuori aperti. Ma soprattutto un’energia vitale che è arrivata addosso vestendo i panni di sentimenti ben precisi: carica, affermazione di un’identità, voglia di essere. Magnifico per chi si sente ancora un “piccolo principe che deve crescere”. Quelle case history provenienti dal mondo della pubblicità internazionale hanno aggiunto dello zucchero a nostri cervelli, così da farci ingrassare un po’.
Un tempo sospeso, con la bocca spalancata e gli occhi senza fiato, ad ascoltare, apprendere, imparare, sognare, sapere. E la sensazione è la stessa di quando guardi un film, ed è capace di rapirti per un paio d’ore, mettere in dubbio le tue certezze, giocare con le tue emozioni, i tuoi progetti, e restituirti al mondo reale un po’ cambiato. Tutto questo è una magia che merita rispetto e ammirazione.
Essere lì ti ridà quella sana competizione, quello stupore dei primi anni, quella consapevolezza che il tuo è un mestiere e non un lavoro, ti ridà quell’occhio critico che “fa sangue” (come il vino – cit. dei nonni). E ti rendi conto che la felicità non è prevalere o competere, ma il sentirsi soddisfatti di ciò che si è e di ciò che si ha. E quindi non importa che premio hai ricevuto, se sei arrivato in Short List o meno, se farai parte degli Awards oppure no. Tu, quel mouse sbattuto sulla scrivania, quei tasti pigiati in modo frenetico, quei fogli bianchi guardati all’infinito, quelle ricerche estenuati nelle banche immagini, quella mano sulla tempia; tu, quei momenti li hai vissuti. Quindi sii felice, sei uno “spacciatore di entusiasmo” (termine di Antonio Ferrara rubato durante il suo IF! Learning Lunch. Io ero lì, incantata, e ho anche mangiato Sushi).
di Erika Fabiano
Iabicus
Senza bacchette. Bellissimo pezzo. Grazie.