La pandemia da Coronavirus ha danneggiato un sistema che sembrava insopprimibile: il capitalismo globalizzato. Invece, ad oggi, è tutto colpito e quasi affondato: offerta e domanda, beni e servizi, sanità e globalizzazione, confini, cultura e progetti artistici. Qualcuno si è posto la domanda se fosse la fine della “mano invisibile del mercato”, beh in effetti certo è, il ritorno di quella ben più visibile dell’intervento dello Stato che con i suoi aiuti è entrato in ogni forma e settore in considerazione di nuovi obiettivi sanitari, economici, sociali, ambientali. E l’arte?
Se in quasi tutto il pianeta i musei e gli spazi dedicati all’arte sono chiusi e gli spostamenti si devono limitare al minimo e all’essenziale, gli spazi mentali si mantengono liberi e infiniti. Il regime di quarantena, imposto per vincere la battaglia contro il Coronavirus, oltre a mettere in crisi le economie, sta arrecando alle persone effetti alla salute di natura psicologica (ansia, stress, sbalzi di umore, crisi di panico per questo improvviso cambio di stile di vita); quindi, ecco, che il rifugiarsi nell’arte può essere non solo un argine salutare ma può costituire un input verso la scoperta di nuove risorse, canalizzando l’energia verso qualcosa di costruttivo.
Tra le innumerevoli novità merita di un’approfondita citazione il progetto AmatoriArte, che è stato concepito proprio durante il primo lockdown, quando la condizione dell’isolamento nelle abitazioni si è abbattuta su tutti per la prima volta, costringendoci a trascorrere più tempo in compagnia di noi stessi e dei nostri “personalissimi guai”. Gli artisti che oggi fanno parte di AmatoriArte hanno deciso di prendere un pennello e aggredire una tela o una lastra di legno, un gesto che ha rappresentato, nel quotidiano della pandemia, non solo una forma di esorcizzazione del dramma, ma anche il modo più simbolico per manifestare la voglia di riemergere. Gli artisti Calabresi che hanno prodotto le loro opere in quarantena sono tanti.
Aurelia L. “Il nostro più grande desiderio è quello di creare degli spazi di condivisione culturale e artistica nelle città della nostra terra e a tale scopo speriamo di trovare tante altre persone interessate a pubblicare con noi e a far parte di questa comunità. Creare nuovi eventi sociali (mostre, esposizioni, dibattiti) in una Calabria in cui spesso i giovani si sentono annoiati e privi di stimoli è un obiettivo davvero importante per noi in attesa di tempi in cui sarà di nuovo possibile avvicinarsi l’un l’altro”.
La gran parte dei quadri esposti nelle gallery on line su Instagram sulla pagina @Amatoriarte sono in vendita. Tramite Amatoriarte, le persone hanno la possibilità di acquistare un oggetto unico, che nessun altro possiede, supportando i piccoli artisti e artigiani che si stanno mettendo in gioco con questo progetto. Due ottime ragioni per scoprirlo e supportarlo! Moltissimi ragazzi che fanno arte li hanno contattati non appena è stato creato l’account e non tutti sono pittori: alcuni di loro scrivono poesie, altri compongono musica, sono tutti unici e degni di essere scoperti. Internet si conferma ancora una volta, lo strumento più veloce di diffusione culturale, una possibilità di entrare anche in luoghi, case, persone, menti, in grado di trovare, e poi render effettivo, un nuovo approccio di vendita e diffusione, un’azienda che si è imposta sul mercato dove trova terreno fertile e riesce in ogni grande impresa.
Attraverso, la rete le opere si vendono, si comprano, vengono esposte e commentate, vengono sottratte all’immobilismo, è un museo che viaggia contemporaneamente in tutto il mondo, senza alcuna autocertificazione da compilare. Il museo in internet, l’arte e la cultura esposte nell’(inter)tela, non contrasta con le esposizioni dal vivo, al contrario può essere da supporto, è uno strumento complementare e non antitetico di valorizzazione e comunicazione. Ciascuna opera può essere analizzata, letta, certo però ne esclude la contemplazione, poiché non c’è più un tempio né un luogo del tempo.
E’ nato, dunque, un nuovo modo di interagire con l’arte, che può essere avvicinata e apprezzata anche on line. Un approccio, quello virtuale, fino a qualche mese fa distante anni luce dalla considerazione purista che, nel prediligere il contatto ravvicinato con l’opera d’arte, considerava la visita o l’ascolto solo dal vivo e da non potere essere percepibile in altro modo. Ora cambia l’offerta e ci si interroga come sarà l’interazione e il consumo culturale nel proseguo dell’emergenza e post; sarà interessante capire: le persone avranno ancora voglia di ritrovarsi insieme in massa ad un evento d’arte, concerto o in un museo? Oppure ancora, si opterà per un accesso privilegiato e più interiormente sofisticato accedendo dal proprio dispositivo, comodamente seduti sul divano di casa?
di R. Mangani
Rispondi